La crescita cinese c’è, ma la strada è in salita. Lo conferma il braccio armato del partito sulle riforme, la National and development reform commission (NDRC), che ha reso noto nella conferenza stampa di metà anno l’andamento del primo semestre dell’economia cinese. La NDRC interviene, a ruota, dopo la diffusione del dato del Pil del secondo trimestre che conferma il rallentamento della crescita: +7,9% nel secondo trimestre, Pechino torna alla normalità dopo l’esplosivo +18,3% dei primi tre mesi del 2021.
Una partita giocata a livello locale
Ci sono molti punti oscuri, soprattutto a pochi giorni dal primo taglio dei ratios alle riserve bancarie da un anno a questa parte.
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Ma, ancora una volta, la NDRC non scende dal macro al micro. La partita cinese si gioca tutta a livello locale. L’elemento critico è quello dei consumi interni, considerati un driver cruciale per la ripresa cinese e che, invece, in alcuni casi si dimostra meno forte della crescita industriale e della bilancia commerciale.
Alcune province e città strategiche, in testa Wuhan, epicentro del Covid-19, non reagiscono sul fronte della crescita, e si dimostrano disallineate rispetto al criterio nazionale.
Tra queste alcune che nel 2021-2019 avevano dimostrato di reggere all’impatto del Covid-19: Guiyang (Guizhou) aveva registrato un +12,3%, Yinchuan (Nigxia) -2,8%, Shijiazhuang (Hebei) -2,8% e -2,3% Wuhan (Hubei).