Il presidente Xi Jinping parla dal podio di piazza Tiananmen dal quale Mao Zedong proclamò la nascita della Repubblica popolare cinese nel 1949. I simboli contano, in Cina, niente è lasciato al caso per la Festa dei cento anni del Partito comunista, sopravvissuto, finora, a tutto e a tutti. La prossima leadership è affidata i leader di settima generazione che a stento hanno memoria di Mao ancora vivo e che parleranno ai gen-Z immersi nello streaming. L’ascesa del Partito è “irreversibile”, e Xi promette: la Cina “non si farà più bullizzare”.
La Cina passa al contrattacco
Niente è lasciato al caso, ma è l’attualità che condiziona il messaggio. E la Cina di Xi Jinping è chiaramente sotto assedio, un assedio concertato dalla presidenza di Joe Biden, politico consumato, molto più efficace del predecessore Donald Trump nello scompaginare i piani di Pechino.
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No al bullismo contro la Cina. Il core leader Xi Jinping, saluta l’ascesa “irreversibile” della Cina, un corso “irreversibile” da colonia umiliata a grande potenza mondiale che non si farà più piegare dalle potenze straniere come è successo in passato.
Un discorso che ha pescato nel profondo della storia della Cina per ricordare “ai patrioti in patria e ai rivali all’estero” l’ascesa economica della Nazione.
Il ruolo del Partito nel successo cinese
Se “l’era della Cina vittima di bullismo è finita per sempre”, il merito è del Partito, elogiato per l’aumento dei redditi e la capacità di restaurare l’orgoglio nazionale. Partito guidato dagli inizi dal Grande Timoniere il cui ritratto è l’unico sopravvissuto nella Piazza più iconica al mondo.